Fumetti, L'Aedo Opinionista

Un mercato editoriale obeso: motivi e soluzioni

La mia rubrica L’Aedo Opinionista ultimamente é stata un po’ trascurata, per un motivo in particolare: per me é difficile scrivere opinioni “a caso” e senza una base oggettiva da cui partire, e tutte le volte che inizio un pezzo arrivo a metà, mi areno e dopo un mese lo cancello. Per questo motivo da ora in poi penso di “commentare” apertamente post interessanti che trovo in giro per l’internet e che mi suscitano opinioni o riflessioni che voglio condividere con voi. Pronti, attenti, via.

libri

Oggi vorrei parlarvi di alcune considerazioni che mi ha fatto venire in mente un articolo de linkiesta.it. Vi lascio il link così potete leggerlo se vi interessa, e poi tornare qui per finire l’articolo. A dopo!

Editoria, siamo sommersi da libri che nessuno legge

Fatto? Bene. L’articolo che avete appena letto, e i vari file a cui si riferisce sul sito della AIE non comprendono i lettori di fumetti, ne tanto meno gli editori di fumetti, dato che tra i più grandi non sono considerati nemmeno Mondadori Comics e Rizzoli Lizard che comunque fanno parte del gruppo Arnoldo Mondadori Editore. A parte che questo mi fa un po’ girare le scatole, perché i fumetti sono libri come tutti gli altri, ma diciamo che sotto una certa ottica questo posso anche capirlo dato che altrimenti bisognerebbe ridefinire il concetto di lettore forte. In ogni caso, alcune considerazioni sono applicabili anche al mondo del fumetto. Vediamo quali.

Troppe pubblicazioni

Una delle cose che preferisco fare una volta tornato dalla fumetteria é sedermi comodo e mettermi a sfogliare Anteprima, che per chi non lo sapesse é il (uno dei) catalogo su cui si trovano tutte le novità che dovrebbero essere pubblicate nel giro di due mesi. Non si può fare a meno di notare la sovrabbondanza di titoli che le case editrici annunciano, e mi sono sempre chiesto come mai, in un mercato che tutti gli editori definiscono “in crisi”, sia possibile che il numero di pubblicazioni continui ad aumentare.

Sul fronte letteratura, l’articolo riporta l’uscita di 66000 novità in un anno (quindi senza contare eventuali ristampe), che se si fanno due conti significa poco più di 180 nuovi libri al giorno, comprese le domeniche!!! Io sinceramente non riesco proprio a immaginare nella mia testa una tale quantità di novità che vengono portate nelle librerie.

Lo stesso problema é presente nell’editoria fumettistica, e come sottolinea l’articolo, l’aumento esponenziale di pubblicazioni non può che portare a una diminuzione della qualità complessiva. In particolare nel nostro paese é qualche anno che si parla di una sovrapproduzione di manga, come sottolineato anche sugli ultimi numeri dell’Annuario del Fumetto.

Una conferma arriva in parte da quanto annunciato qualche tempo fa da Bao Publishing (non chiedetemi dove che non me lo ricordo più, ma l’hanno detto): questa casa editrice ha aumentato molto le sue pubblicazioni annuali, e lo stesso editore ha annunciato di voler diminuire il numero di novità pubblicate in favore di una maggiore cura e una maggiore qualità generale.

Poca promozione e valorizzazione del volume

Come sottolinea anche l’articolo, più pubblicazioni significa meno tempo per promuovere un libro, ma sopratutto per valorizzarlo, e questo porta a una politica di acquisto dell'”adesso o niente”. Io apprezzo di più politiche come quella attuata da Bao Publishing, che cerca di creare un catalogo che persista nel tempo, fatto di novità che durano e di ristampe dei volumi più meritevoli, in modo da lasciarli disponibili per i lettori futuri.

Questo aiuta a creare un mercato editoriale che non sia sommerso di roba che nessuno legge, ma formato da libri (che possono piacere o meno) il cui valore qualitativo é innegabile e disponibile a tutti.

La questione del reso

Una delle cose che maggiormente differenziano la distribuzione dei libri da quella dei fumetti é la presenza del reso in libreria. Molti proprietari di negozi di fumetti spingono per avere il reso anche nel mercato della nona arte, e hanno anche buone ragioni per farlo da un certo punto di vista. Se volete saperne di più, vi consiglio di visitare il blog di Antani Comics.

Recentemente però sono capitato su un articolo in cui viene spiegato bene come funziona esattamente il meccanismo del reso, e quali sono i suoi (innumerevoli) lati negativi. L’articolo in questione é il seguente:

Il Circolo Vizioso dell’Editoria Libraria

Letto? Bene. Per i più pigri, questo articolo cerca di dimostrare come sia proprio il reso che a lungo andare uccide gli editori. L’unico “ente” che trae beneficio da questo meccanismo é il distributore, che si fa pagare per distribuire i libri, per riportarli all’editore o per tenerli in magazzino. L’unico punto su cui sono un po’ scettico é che non mette in conto che l’editore abbia già considerato di non vendere tutti i volumi di un dato libro, però in linea di massima il ragionamento torna.

Quindi meglio introdurre il reso, o meglio lasciare il mercato della distribuzione dei fumetti così come é, cercando se mai di cambiare qualcosa d’altro? Sinceramente, non ho una risposta dato che la mia quantità di informazioni oggettive riguardanti la cosa é praticamente nulla. Cercherò di raccogliere maggiori informazioni in merito e in futuro ne riparleremo sicuramente. Ciò non toglie che io possa comunque proporre una possibile nuova direzione da intraprendere. Se siete interessati, continuate a leggere.

Print-on-demand e comunicazione diretta al lettore

Elenchiamo i problemi che dobbiamo cercare di aggirare:

  1. sovrapproduzione di titoli pubblicati;
  2. sovrapproduzione di copie stampate per ogni titolo (circa il 60% delle copie di un libro viene mandato al macero);
  3. eliminazione del “vampiro” che sta tra editore e lettore (leggi: distributore);
  4. dare più spazio e importanza alle pubblicazioni, valorizzandole.

Prima di tutto la casa editrice deve comunicare in maniera efficiente col lettore o con i potenziali clienti, informando in anticipo quali libri verrano pubblicati e quando. Questa cosa nel mercato dei fumetti viene fatta già adesso con i cataloghi come Anteprima, ma viene fatta abbastanza male. Il modello da prendere in considerazione secondo me é quello del preview Bao/Bonelli: gratuito, ogni libro ha il suo spazio dedicato, catalogo ordinato e piacevole da leggere. Inoltre é disponibile anche online. E ripeto, GRATUITO!

A questo punto il lettore può prenotare la propria copia dall’editore o nella propria fumetteria. L’editore, un po’ di tempo prima di andare in stampa, sa quante copie bisogna stampare, e a queste viene ovviamente aggiunta una certa quantità per coprire gli acquirenti che non seguono direttamente la casa editrice. Si va quindi in stampa con una quantità di copie di cui più o meno si é certi della vendita. In base al numero di copie da stampare si sceglie il tipo di stampa da utilizzare. Se poi le copie finiscono e c’é ancora grande richiesta si procede alla ristampa, altrimenti si può lasciare il volume disponibile in print-on demand.

Abbiamo cosi risolto il punto 4 e il punto 2; il punto 1 ne viene di conseguenza dato che l’editore non ha spese di ridistribuzione/macero delle copie e non ha buchi da coprire (leggete il secondo articolo linkato per capire meglio che intendo). Il distributore non é stato eliminato, ma comunque non ha la possibilità di fare il vampiro.

Ovviamente questa é solo una bozza scritta molto velcemente, ci sono ancora molte cose che non ho considerato (royalties,…) e su cui dovrei informarmi meglio, ma rende l’idea di come si potrebbe procedere.

Conclusione

L’articolo é estremamente lungo (forse il più lungo che abbia mai scritto) ma questo é un argomento che mi interessa molto, sopratutto le possibili soluzioni ai problemi che si riscontrano in questo campo. E certe volte, anche se si é dei “semplici lettori”, informarsi su ciò che sta dietro alla nostra passione preferita può solo fare bene. Spero di poter parlarvi ancora di queste mie idee, ma con maggiori informazioni e idee più chiare.

Nel frattempo sentitevi liberi di commentare, di dirmi se ho sparato cavolate, se siete d’accordo o in generale cosa ne pensate voi di questa cosa. A presto!

13 pensieri su “Un mercato editoriale obeso: motivi e soluzioni”

  1. In parte sono d’accordo con le soluzioni che hai proposto alla fine del post, ma credo che una vera è propria soluzione sarebbe quella di adottare in toto un sistema basato sull’ebook.
    Capisco che alcuni lettori sono affezionati alla carta stampata, ma immagina quanto velocemente si risolverebbe il problema del reso.
    Certo questo discorso non può essere applicato al mondo del fumetto, perché significherebbe che tutti i lettori dovrebbero possedere un tablet, un aggeggio un attimo più costoso di un e-reader.
    Per il discorso che concerne le migliaia di uscite Manga non posso che essere d’accordo con te, ma qui sono di parte perché non sono un grande fan del fumetto giapponese.
    Il reso è forse la peste dell’editoria del fumetto e soprattutto delle fumetterie che purtroppo soccombono sotto il peso di diverse spese, a discapito di un distributore che si arricchisce e che molto spesso non riesce neanche a coprire a dovere le esigenze dei lettori. Un fulgido esempio è il distributore della RW Lione e la stessa Lion…

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    1. L’ebook risolverebbe il problema del reso, ma in un modo un po’ drastico: a quel punto non esisterebbero più le librerie, sopratutto indipendenti. Ora come ora, pur leggendo narrativa solo su ebook, non penso che un passaggio del genere avverrà nel breve termine.
      Per quanto riguarda i fumetti, personalmente non passere al digitale neanche se mi sparassero, per un sacco di ragioni. Forse é solo per gusto personale, ma guardando i dati di diffusione del fumetto digitale penso sia un gusto condiviso da molti.
      Riguardo al reso, ci sono molti motivi sia a favore che contro la sua introduzione nel mercato fumettistico. Sicuramente poi entrano in gioco anche i distributori di questo settore, che fanno il bello e il cattivo tempo come piace a loro. Speriamo che la scomparsa di Alastor (il cui mercato é confluito in quello di Manicomix) dia uno scossone al settore.

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  2. In generale condivido il tuo pensiero anche se l’editoria dubito che pensi a ponderare e fare situazioni di valutazioni che risultino pratiche. Alla fine pubblicano un sacco di copie di chi sanno che interessa particolarmente e di chi invece no ne fanno poche oltre la relativa pubblicità che ne consegue.
    Il sistema gira male purtroppo.

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    1. Si ma il problema sta appunto in quello. Pubblicare tante copie (sia per autori grandi che piccoli) é una cosa controproducente perché non solo paghi copie invendute, ma paghi due volte il trasporto dei libri (editore-libreria e ritorno), e paghi pure per smaltire l’invenduto. Questo perché esiste la politica del reso. Immagino che questo sia più controproducente per le piccole case editrici, che per quelle grandi che sicuramente hanno gente che fa questo genere di conti.

      Quindi invece di stampare prima e poi distribuire sperando che la gente acquisti, se le case editrici piccole provassero a impostare un funzionamento differente da quello tradizionale, cercando di coinvolgere di più i lettori, stampando solo il necessario e sfruttando nuove possibilità poco usate come il print-on demand, probabilmente non si troverebbero nella gabbia bancaria descritta negli articoli che ho linkato, e il sistema andrebbe meglio. Se un sistema gira male non vuol dire che non lo si possa raddrizzare, o almeno provarci 🙂

      Certo non saranno i colossi i primi a fare questo passo dato che ci guadagnano (di solito un colosso dell’editoria é anche un distributore), devono essere le case più piccole a cercare di cambiare le cose, e fortunatamente sono quelle con cui il dialogo é più facile.

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      1. Sai le “case editrici” funzionano così: stampano le copie che servono all’autore per venderle al suo giro di amici. Tante o poche non importa, loro ci guadagnano lo stesso perché su quelle a te danno il 10% massimo e a loro va il 90% (tolti i costi di stampa, ovvio). Insomma zero sbattimento massimo risultato economico. Dunque in questo mercato l’imprenditore editoriale non ha alcun interesse a selezionare qualità, ma solo quantità. E’ su quella che guadagna. Poi considera che le copie in più, che lui si è già ripagato con quelle che hai vendute, le cede per poco a servizi appositi che poi le rivendono in qualche modo. Insomma, non ci perdono mai, è questo il gioco

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        1. Non ho esperienze dirette, ma mi sembra difficile che le copie che un autore riesce a vendere da solo siano sufficienti per mandare avanti una casa editrice. O ha migliaia di amici, oppure é impossibile.
          Il secondo articolo che ho linkato spiega come il gioco malato stia proprio su quelle “copie in più” di cui parli, dato che le tirature odierne hanno ancora un valore minimo per essere competitive, e l’editore deve pagare la distribuzione, il reso e anche il macero o il magazzino per quelle invendute.
          Ci credo che una parte delle copie vanno all’autore che se le vende per conto proprio, ma non penso che una casa editrice possa basarsi solo su questo.

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