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Viaggio al Festival del Tè

So che tra voi lettori c’è qualche appassionato di tè, vero? Beh dovete sapere che (anche se non ne ho mai parlato prima) la mia passione per questa bevanda é smisurata. Per questo motivo, appena venuto a sapere dell’esistenza di un festival completamente dedicato al tè non ho potuto fare altro che acquistare i biglietti del treno e preparami finalmente a sentirmi come tutti quei blogger canadesi che possono andare al festival di Toronto, per noi un po’ fuori mano!

Il festival in questione si chiama In Tè e si tiene in centro a Bologna, nelle fantastiche sale del palazzo Pallavicini. Anche se solamente alla seconda edizione, la manifestazione é stata organizzata in modo quasi impeccabile e per questo voglio parlarvi della mia esperienza. Chissà che l’anno prossimo invece che trovarsi a una fiera del libro ci troviamo tutti a un festival del tè…

Prima di tutto bisogna dire che l’entrata é completamente gratuita, cosa molto importante per una manifestazione il cui obiettivo principale é quello di diffondere la cultura del tè. Entrata gratuita e location mozzafiato rendono l’esperienza più appetibile e interessante anche al visitatore casuale, al quale magari poi scatta la scintilla.

Secondo punto di forza é la grande varietà di eventi organizzati nelle sale del palazzo lungo tutta la durata del festival. Ogni anno il tema é dedicato a un paese produttore e quest’anno era il turno del Giappone. Di conseguenza si sono susseguite cerimonie del tè tipiche di questo paese, ma anche masterclass tenuti da un importante tea sommelier e workshop gratuiti che hanno spaziato dalla presentazione di alcuni dei produttori fino alla presentazione del primo libro italiano dedicato al tè di Ceylon (che, per gli interessati, si chiama L’Isola del Tè ed é scritto da Valeria Vicentini, e ve ne parlerò prossimamente).

Infine, come in ogni festival che si rispetti, non potevano mancare gli espositori. Ne troppi ne pochi (circa 14 se non ho contato male), con un buon assortimento: non solo tè infatti, ma anche miele, sale e narrativa (!!) si sono affiancati alla bevanda orientale, per esplorare interessanti miscugli e abbinamenti.

Al festival ho conosciuto anche Carlotta Mariani, giornalista, blogger e una delle organizzatrici del festival. Purtroppo durante la manifestazione c’é stato il tempo solo per un saluto, ma vi garantisco che é una persona gentilissima e dotata di grande pazienza, dato che nelle settimane prima dell’evento ha trovato il tempo per rispondere alle mie mail e consigliarmi quali eventi seguire (e io poi non ho avuto la possibilità di seguire i suoi consigli, mannaggia!!!!). Se siete interessati a qualche blog dedicato al tè, il suo Five o’ Clock Tea é il posto che fa per voi!


Anche se da come l’ho descritto il festival sembra perfetto, in ogni cosa c’è sempre margine di miglioramento. Di seguito mi permetto quindi di indicare alcune cose che mi piacerebbe vedere aggiunte o cambiate nelle prossime edizioni.

  • Metterei un po’ più di “segnaletica” verso la piazza di Bologna: sebbene il palazzo sia vicino al centro, non é sicuramente in una zona frequentata e se l’obiettivo é attirare più persone possibili, é bene segnalare meglio l’evento (anche se forse attirare indiscriminatamente folle di bambini indemoniati durante il carnevale in piazza potrebbe non essere una buona idea!).
  • Chiamerei più produttori del paese di origine. Sono sicuro che non sia così facile (e ovviamente é importante la presenza fisica di molti dei negozi italiani) ma probabilmente per il visitatore “non casuale” il vero punto di attrazione é il produttore del paese d’origine e la testimonianza/conoscenza che questo può portare.
  • Infine una considerazione riguardo le masterclass: penso (purtroppo) che abbiano avuto poco successo, e forse questo é stato dovuto al prezzo, non proprio invitante per un visitatore casuale. Forse abbassando i prezzi di poco potrebbero avere lo stesso successo delle cerimonie (molte delle quali sono andate sold-out in pochissimo tempo). (N.B. queste sono pareri e non ho dati di come siano andati effettivamente i masterclass. Magari sono andati benissimo e quindi tanto meglio così!)

Ed eccoci alla fine di questo lunghissimo articolo. Anche se un po’ fuori dai soliti argomenti “letterari”, spero sia stato interessante. Fatemi sapere se anche a voi piace il tè, quale é il vostro preferito e se magari volete altri articoli più specifici riguardo gli acquisti o questa bevanda! A presto!

4 pensieri su “Viaggio al Festival del Tè”

  1. Oh sicuramente sei una persona molto paziente se sai usare il gaiwan. Io invece ho la mia vecchia teiera inglese, con cui ho vissuto per anni a Londra, a cui sono molto affezionata. Mi piace molto il tè bianco e il tè al gelsomino, rigorosamente non zuccherato. Sono una purista, non mischio il tè nè con lo zucchero nè con limone o latte.

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    1. Penso ci voglia molta più pazienza a pulire il te all’interno della teiera che a usare il gaiwan! Se ti capita l’occasione ti consiglio di provare, la possibilità di infondere i tè più di una volta e sentire tutte le volte un gusto leggermente diverso é la cosa che mi piace di più 🙂 Io ho scoperto di apprezzare molto i pu-erh e gli oolong… purtoppo i tè bianchi ne ho provato solo uno, devo approfondirli di più. E comunque si, ovviamente sempre senza aggiunta di nulla assolutamente!

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  2. Quest’anno ho avuto la fortuna di assistere ad una dimostrazione della cerimonia del tè, al Naoniscon di Pordenone, e sono rimasta incantata dalla precisione dei movimenti e dalla grazia dei gesti e anche dall’emozione di serenità che ispirava. Descrivendo la cerimonia dicevano che di solito dura ben 4 ore ma loro avevano un pò accorciato i tempi.
    Io comunque sono una di quelle rare persone che il tè lo fa con la teiera, all’inglese, e non con le bustine pronte ma con le foglie o le perle di tè 😋

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    1. Eh si, immagino che gente che gira per una fiera di giochi e fumetti non abbia la pazienza di star 4 ore a vedere una cerimonia del tè! Pensa che in realtà questa tradizione della cerimonia si sta perdendo pure in patria, a causa del disinteresse delle nuove generazioni e dell’eccessivo costo e impegno richiesto per diventare un maestro di cerimonia.
      Bello conoscere qualcuno che usa il tè in foglie 🙂 Io in realtà ho iniziato ad utilizzare addirittura il gaiwan (la “teiera cinese”, per così dire) e mi sta piacendo tantissimo assaggiare tantissimi tipi di tè differenti!

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