Una delle novità più interessanti del 2016 in campo manga é stato sicuramente l’annuncio della collana di Coconino Press dedicata al gekiga, il fumetto orientale “adulto”. Prima di gettarmi a capofitto in questa collana però, ho preferito raccogliere informazioni e dedicarmi alla lettura di qualche volume che potesse prepararmi a un modo di concepire le storie diverso dal manga tradizionale. Il primo libro che ho scelto é stato proprio “Quaderni Giapponesi” di Igort.
Memorie dal giappone
Quaderni Giapponesi é un “libro-documentario” che Igort usa per raccontarci ciò che la sua esperienza di vita in Giappone gli ha insegnato. Per questioni lavorative, grazie a un progetto di Kōdansha, l’autore avrà la possibilità di recarsi in Giappone varie volte nel corso della sua vita, e ognuno di questi viaggi gli permetterà di avvicinarsi un pochino di più a quella cultura che oggi affascina moltissime persone.
La narrazione che viene usata é particolare: ci troviamo di fronte a un insieme di disegni, foto, cartoline, documenti, distribuite nelle varie pagine e descritte da didascalie più o meno lunghe. Alcune volte incontriamo solo immagini, altre abbiamo pagine quasi completamente scritte. Questo cambiamento varia il ritmo di lettura, che si mantiene comunque generalmente lento e induce alla riflessione. Per capire meglio il processo produttivo di questo libro vi lascio un video in cui é direttamente lo stesso Igort a spiegarci come realizza questo tipo di opera. Molto interessante.
Contraddizioni della società giapponese
Una porzione piccola piccola del volume é dedicata anche a spiegare cosa é il gekiga, presentando la figura del maestro Yoshiharu Tsuge, pioniere di questo nuovo modo di raccontare insieme a Yoshihiro Tatsumi e Shigeru Mizuki.
Ma le parti che più ho ritenuto interessanti sono quelle in cui Igort si cala nella descrizione (quasi sempre in modo indiretto) della società giapponese. A questo proposito, uno dei punti più importanti (e uno dei pochi punti, se non l’unico, in cui l’autore fa trasparire una critica evidente) é quello in cui si parla della discriminazione verso i discendenti dei “burakumin” (una sorta di paria giapponesi). Queste persone, che ancora oggi risiedono in particolari quartieri, sono discriminate dalla società tanto che addirittura le aziende si rifiutano di assumerli, semplicemente perché discendenti di persone un tempo considerate inferiori. Oltre a questo, ne lo Stato ne nessun altro fa nulla per cambiare la situazione.
Ovviamente non solo gli aspetti negativi della società vengono messi in evidenza, anzi. Molto interessante ad esempio é il paragrafo dedicato all’iki. La parola ha assunto vari significati durante i vari periodi storici, ma possiamo dire che rappresenta il concetto di seduzione secondo i canoni orientali, completamente differenti dai nostri.
Conclusione
Penso che Quaderni Giapponesi sia una delle letture a fumetti più interessanti che abbia mai fatto. A conti fatti, la forza dell’opera sta proprio nel riuscire a mettere in luce la varietà della società giapponese, descrivendone gli aspetti positivi (da cui la nostra società molto probabilmente dovrebbe prendere spunto) ma avendo anche il coraggio di presentare quegli aspetti negativi e scomodi che spesso si tende a tralasciare. Quegli aspetti negativi e contradditori dai quali il gekiga ha in parte tratto la linfa per le proprie storie.
Per analisi più approfondite del volume vi consiglio:
Che bello :O
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Dato il tuo apprezzamento mi sento in dovere di dirti che é anche appena uscito il seguito, sempre di Igort ma pubblicato da Oblomov Edizioni 🙂
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Me li segno 🙂 grazie!
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Sto sempre a sfogliarlo questo fumetto, ma la mia povertà m’impone di non comprarlo ancora. Manca poco però!
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Eh prima o poi bisogna passarci per questa lettura, sopratutto se ti piace la cultura giapponese. Meglio prima che poi 🙂
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